Che messaggio ci lascia quel sepolcro vuoto nel giorno di Pasqua?
Oggi che la speranza rischia di venirci tolta da eventi tragici che portano con sé soltanto odio, distruzione e paura, disprezzo per la vita e disperazione, come poter guardare al Cielo con fiducia, muovendo i nostri passi qui sulla Terra?
Non esiste una risposta che elimini la paura, forse anche per colpa nostra, sempre più avvolti dall’indifferenza e dal cinismo dei nostri tempi, e dunque incapaci di restare in ascolto verso l’Altro.
E dunque cosa ci dice quel sepolcro oggi?
La nostra mentalità materialista e consumista non accetta il significato di “attesa”, siamo ossessionati dalla logica della risposta istantanea e “socialmente appetibile”, anche nella fede. Ma siamo sicuri che poi questa risposta ci basterebbe? Non si tratta invece di cercare un cambio di prospettiva, dove siamo noi a muoverci verso quella domanda?
Se resteremo in ascolto di quel silenzio, accettandone la sua scandalosa provocazione, credenti e non credenti (siamo certi che sia così netta e definita la distinzione tra queste due categorie, forse troppo spesso abusate e trattate con superficialità?) potremo guardare con occhi nuovi ciò che conta per davvero: l’essenziale.
Senza cercare l’effetto iperbolico e idealizzato che diventi risposta anestetica alle nostre paure, immersi nel silenzio di quel sepolcro, potremo scoprire un soffio chiamato Resurrezione. In questa costante precarietà siamo chiamati a custodire e a coltivare respiri di luce nel cammino…battiti di eternità che possano far germogliare nel nostro cuore una speranza nuova che sia testimonianza di bellezza per il mondo.
Buona Pasqua a tutti!
Di seguito estratto dal mio nuovo libro, “La Piuma”.
“Inevitabilmente pensai al cammino compiuto dal Cristo nella sua vita terrena, ai suoi tre anni di predicazione, all’ultimo tratto di percorso, quello che lo condusse incontro alla morte in croce, oltre che alla sua gloriosa Resurrezione.
Quel misterioso travaglio che segnava il passaggio da una fine a un nuovo inizio mi condusse a riflettere che anche nella vita terrena è possibile rinascere a vita nuova. Ogni giorno diventa infatti una opportunità per proseguire la strada che conduce verso l’eterno.
Lo avevo constatato lungo il Cammino.
Anch’io potevo dunque fare come fece Gesù, vivendo l’oggi nell’adempimento.
Ripensando al Cammino lo vedevo come un insieme di passi di Resurrezione.
La mia identità si era rivelata nella consapevolezza della mia miseria e del mio peccato, nel desiderio di conversione e in quello di farmi dono per gli altri.
Il cambiamento che sentivo dentro era come un roveto che bruciava di gioia senza mai spegnersi.”