Oggi 25 aprile, festa della Liberazione, credo che, al di là delle consuete contrapposizioni ideologiche, sia fondamentale ricordarsi di seguire sempre la propria coscienza.
Perché è lì che si custodisce la Verità e il coraggio di proclamarla.
Nel febbraio 1943 un gruppo di dissidenti tedeschi vennero giustiziati dal nazismo per le loro idee su giustizia, conoscenza e difesa della verità.
Sono i ragazzi della Rosa Bianca, un movimento nato dal coraggio e dall’intraprendenza di alcuni studenti di medicina dell’università di Monaco, tra cui Sophie Magdalena Scholl, Hans Fritz Scholl e Christoph Hermann Probst, che si opposero al regime nazionalsocialista tedesco, distribuendo volantini nelle università di Monaco e di altre città tedesche: brevi testi, scritti a macchina e poi stampati in ciclostile, firmati La Rosa Bianca, con cui incitavano il popolo alla resistenza e al risveglio culturale contro il nazismo, sottolineando lo stato di profondo degrado in cui era caduto il popolo tedesco, privato della sua libertà e della sua dignità.
L’esperienza ebbe fine il 18 febbraio del 1943, quando Hans Scholl e sua sorella Sophie vennero sopresi, mentre distribuivano volantini nell’università di Monaco. Dopo essere stati sorpresi e denunciati, furono arrestati dalla Gestapo. La polizia segreta nazista interrogò i giovani e perquisì le loro abitazioni. Il 22 febbraio si tenne a Monaco il processo contro Hans e Sophie Scholl. L’accusa fu di antipratiottismo, favoreggiamento del nemico e alto tradimento. Dopo qualche ora furono condannati a morte. L’esecuzione, mediante ghigliottina, venne eseguita nel giro di pochi giorni.
Quando, nel corso dell’interrogatorio, l’investigatore nazista Robert Mohr chiese a Sophie Scholl:
“Perché, così giovane, corri simili rischi per idee che non hanno fondamento?”
Sophie Scholl rispose:
“Io seguo la mia coscienza.”